Se usi Google come una persona normale è probabile che tu abbia il tuo vero nome sull'account di posta, se poi non ti limiti ad usare soltanto Gmail allora probabilmente hai le tue foto su Picasa. E a questo aggiungi il fatto che forse sei entrato - o entrerai - su GooglePlus. Allora è fatta: Google sa il tuo vero nome e cognome, in base alle tue mail (che controlla con dei programmi) sa anche quando stai per laurearti, per andare in vacanze e per sposarti. Conosce pure i tuoi maggiori interessi, per non parlare delle cose che cerchi. Trovi conferma di tutto ciò dalle pubblicità che compaiono sui siti dove navighi.
Poco fa mi sono comprato un netbook, giorni dopo averlo acquistato le pubblicità non riguardavano più i laptop, ma le custodie. Non so se rendo l'idea.
Ok, tu dirai: è il modo in cui guadagna Google, indicizza, ci offre un servizio, e nel frattempo si avvale di capire cosa cercano le persone per agevolare sia le aziende, che ci vogliono vendere qualcosa, sia noi che forse siamo interessati ai suoi prodotti. Ci può stare.
Anzi, potresti tranquillamente ribadire che ogni volta che uso la mia carta di credito data, ora e importo vengono registrati dalla banca/poste. E ogni volta che porto il cellulare con me l'azienda telefonica può rintracciarmi, è vero. Ed è anche vero che se finisco in galera o mi accusano di un crimine questi dati potranno tornare utili alla polizia. E va bene così, dici, perché aiutano la giustizia ad agevolare il loro operato. Perché, in fondo, se non stai facendo niente di sbagliato, non hai niente da nascondere.
Ecco, è chi che ti volevo. :)
La falsa dicotomia
Chi ragiona in base al suddetto "se non fai niente di male, non hai niente da nascondere" sta usando una falsa dicotomia, anche chiamata fallacia della falsa scelta, una tecnica retorica che si usa spesso per forzare chi hai davanti: "o sei con me o contro di me". Esso pone l'interlocutore davanti ad una scelta che prevede solo 0 e 1, ma la realtà è ben più complessa di un sistema binario.
Ad esempio, posso non star facendo niente di male e tuttavia vergognarmi, perché è qualcosa di estremamente personale. Potrei pure decidere di scrivere qualche critica legittima all'azienda in cui lavoro, ma non posso farlo con il mio vero nome e cognome, altrimenti rischierei il posto. Non basta a convincerti?
Facciamo finta che io abiti in Cina, o in un posto dove internet sia controllato tassativamente dallo Stato, dove io non sia libero di dire come la penso. Direi che criticare l'operato del governo come critico Berlusconi non è fare del male, e invece se non avessi il diritto all'anonimato non potrei farlo. Perché per il governo cinese ciò è sbagliato, e potrei finire in galera.
Esiste qualcosa più inquietante di Google? Dovete sapere che per tanto tempo ho pensato che il Grande Fratello fosse il collosso di Mountain View, e invece il vero Big Brother è Facebook.
Mein Zuckerberg
Se avete un account Facebook potete cliccare "mi piace" qui sotto, verso la fine del post. È normale, così facendo direte ai vostri conoscenti che il post vi è piaciuto, e ciò comparirà sul vostro profilo. Ma quello che forse non sapete, è che se non cliccate sul mi piace, Facebook registra lo stesso il vostro "essere qui". Ovvero: da qualche parte FB registra la cronologia dei siti in cui navigate e che hanno il "mi piace". E non serve slogarsi per evitare il problema. La notizia sta facendo il giro della rete in questi giorni, eppure è qualcosa su cui Richard Stallman ci aveva avvertito tempo fa. (in fondo a questo articolo spiego una possibile soluzione)
Come scritto anteriormente, grazie a questa tecnologia la piattaforma di Zuckerberg ha appena avviato un modo per tenere sotto controllo - sfruttando le nuove applicazioni che verranno sviluppate - qualunque cosa tu faccia. Vale a dire, se ti trovi leggendo un post, se lo commenti, se stai vedendo un video, se stai ascoltando una canzone, tutte queste informazioni verranno incluse nella tua "timeline".
Noi accettiamo tutto ciò quando ci iscriviamo, così come accettiamo che la Posta registri i miei movimenti ogni volta che faccio una transazione o pago nel supermercato. Ma le cose sono paragonabili? direi di no.
Innanzitutto quel che faccio con i miei soldi non viene sbandierato ai quattro venti, beh almeno ancora nessuno ha fatto l'app per la timeline di FB, chissà forse in futuro sulla mia timeline potrebbe comparire in tempo reale: "Santiago ha sottratto X soldi dal suo account bancomat in via Bizet al numero 5, Rimini. Se sei un ladro approfittane". Diciamo che per adesso questa cosa resta tra me e le Poste, e se lo Stato ne ha bisogno lo chiede. Diverso è il fatto che questi dati vadano ad una azienda che risiede all'estero, che per lo stato in caso di bisogno non sarebbero di aiuto e che sono utilizzati per studi di marketing.
Facebook li vende, Google probabilmente non lo fa (io credo nel "don't be evil"), ma tutte quante trattano i tuoi dati come "merce". E come fanno notare i Wu Ming nel post che trovate linkato nelle fonti, tutti gli utenti di Facebook stanno lavorando per arricchire le tasche di Zuckerberg. È una cosa da tenere bene a mente.
Tuttavia, di tutto ciò ad un utente tipo frega ben poco. Facebook, Google e tanti social continueranno a proliferare in pace. È una soluzione snobbare questi servizi? ne dubito. Forse una validissima alternativa, a farci caso, è Diaspora. Ma il punto è un altro. Non si tratta di cercare alternative, si tratta di capire quanto il web stia cambiando.
Il valore di un Nick Name
Le nostre informazioni, oramai, sono in mano a terzi incomodi, e intanto ci scordiamo che abbiamo diritto ad una sfera privata, non verso i nostri amici con i quali possiamo condividere un link in qualunque social network e con un nick proprio, ma parlo della privacy verso queste aziende, verso lo stato, verso il tuo capo, di cui dovresti poter parlare delle cose che fa in libertà, senza rischiare il tuo posto di lavoro.
" […] è essenziale, perché la gente possa esprimere le sue idee, perché molti temono di dire quel che pensano, temono reazioni dal loro capo o dallo Stato, allora l’anonimato è un servizio imprescindibile. Propongo di rifiutare ogni servizio di comunicazione che esiga di utilizzare il tuo nome proprio"
- Tradotto da Intervista a Richard Stallman sulla radio Rock&Pop, Argentina, 14/09/11
Volete sentire un paio di esempi veri ed inquietanti? Poco fa, sul blog dei Wu Ming (link nelle fonti) si discuteva in proposito e Uomoinpolvere ha raccontato che mentre affittava un appartamento in Amsterdam gli è stato chiesto un account Facebook per accertare la sua identità. Sembra che dare per scontato che tutti abbiano, o debbano avere un account FB non sia un caso isolato, ho scoperto che un blogger denuncia indignato una richiesta di lavoro che richiede persone con un account Facebook.
Recentemente Eric Schmidt, CEO di Google, ha spiegato perché su Google Plus si deve inserire un nome reale. Tra le risposte di spicco lui sostiene, stando alla fonte, che Google Plus è un servizio di identità e quindi per garantire un servizio "trasparente" con più "controllo" e "sicuro" non va bene mettere un nickname. Stessa posizione di Facebook.
Servizio di identità. Solo a me suona una roba del tipo: "autoschedati"?? Se un giorno la DIGOS dovesse cercarvi per qualcosa, avrebbe metà del lavoro fatto, anzi avrebbe 90% del lavoro fatto perché saprebbero i tuoi gusti, le cose che ti piacciono fare, le manifestazioni nelle quali ti hanno taggato con le foto e risvolti del tuo carattere che 3 o 4 anni fa si sognavano di sapere a meno che non ti avessero beccato e portato in caserma, interrogato e messo un manganello in culo, per scoprire così cose che neanche tu sapevi della tua sessualità. Tipo che ti piace che ti mettano un palo in culo, roba pazzesca.
Voglio dire, la tendenza che cerca di spingere tutti gli utenti ad usare il loro vero nome e cognome è quel che più mi spaventa, così facendo l'utente si frega da solo, offre in pasto la propria identità a FB e Google, e aiuta a far sì che in futuro questi "servizi" privati diventino una nuova carta di identità, con la la piccola particolarità che, a differenza dello stato non operano gestiti da nessuna collettività, non prevedono un sistema democratico, non c'entrano niente con un ipotetico sistema di diritti di un cittadino, che sia quest'ultimo virtuale o reale.
Fonti (vi consiglio di leggerle sono parecchio interessanti):
Fonte immagini:
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PS: per far si che Google, Facebook e Twitter non registrino la tua cronologia di navigazione ho trovato una soluzione per Firefox. Basta installare Priv3, nel link verrà spiegato che quella estensione blocca i cookies spia dei servizi, a meno che non lo richiediamo. Quindi potrete ancora vedere i pulsanti di condivisione nei siti, ma il cookies non registrerà la vostra posizione a meno che non scegliete di interagire con quella pagina, si attiverà solo per i post che condividete, com'è giusto che sia.
EDIT: nei commenti è stato segnalato un post interessante che fa capo a questo "Chi sono i padroni della Rete" e anche un altro servizio da abbinare a Priv3: Ghostery
EDIT: nei commenti è stato segnalato un post interessante che fa capo a questo "Chi sono i padroni della Rete" e anche un altro servizio da abbinare a Priv3: Ghostery